Treville
ricorda Glauco Cambursano
(il Monferrato - Comunicato Stampa)
La mattina del 13 luglio è scomparso a Milano il Maestro
Glauco Cambursano,
prestigioso Primo Flauto Solista del Teatro alla Scala dal 1954 al 1996. Era
nato a Torino il 29 maggio 1936 ed era riconosciuto come uno più importanti
flautisti contemporanei italiani. Cofondatore dell’Orchestra Filarmonica della
Scala e consigliere dell’Associazione, la Filarmonica lo piange come
rappresentante di un’importantissima pagina della storia del flauto in Italia e
nel mondo, definito “quel soffio magico che ha affascinato molti grandi artisti
italiani”. Cambursano ha segnato la sua vita professionale, in particolare,
attraverso l’attività didattica che ha espresso un segno tangibile in tanti suoi
allievi, oggi musicisti affermati. Innumerevoli le sue collaborazioni ad eventi,
concerti, master: Novara soprattutto lo ricorda per il contributo insostituibile
alla vita culturale e artistica della città attraverso la Icons (Accademia della
Musica di Novara) la cui attività, diretta dal Maurizio Valentini, si è avvalsa
per molti anni della sua collaborazione. Una figura artistica d’eccezione,
quella di Cambursano, ma anche una testimonianza umana e civile di grande
impegno che ha attraversato mezzo secolo della vita culturale italiana. Ma il
Monferrato conserva gelosamente un ricordo di Glauco tutto suo: dagli anni ’70
ad oggi parte della sua vita privata (intendiamo tutte le sue estati e tutto il
suo tempo libero) è stata da lui trascorsa a Treville, luogo dove la sua
esperienza umana si è intrecciata a quella della sua compagna di una vita, la
musicista Manuela Santagata Cambursano le cui origine sono proprio trevillesi.
Per tutta Treville lui è stato semplicemente “Glauco”: molti dei ragazzi che lo
frequentavano e lo seguivano come un faro in interminabili serate fatte di gioia
e di parole, di infinite discussioni, di scherzi e di poesia, hanno poi scoperto
in seguito la sua immagine pubblica di grande artista. Per i giovani (nei quali
la sua capacità affabulatoria attraeva immancabilmente come una falena è
attratta dalla luce), ma anche per gli anziani e per ogni altra persona del
paese, senza distinzione di estrazione sociale o culturale, Glauco è stato un
amico, un’anima sempre attiva e vigile anche nella vita sociale della piccola
comunità, un trascinatore umano e simpatico, dalla verve accattivante. Riportò
la Festa del Paese in un tempo in cui più nessuno se ne occupava, sostenne tutti
gli artisti piccoli e grandi che qui arrivavano (la sua solida e lunga amicizia
col pittore Mario Surbone ne è un esempio), si mescolò agli anziani contadini
affascinato dai loro motti, dalle loro canzoni, dal loro linguaggio. Glauco ha
amato profondamente Treville e Treville ha amato molto Glauco. Lui ne è stato
rapito dal paesaggio, dai silenzi, da quel leggero senso di abbandono che invece
rappresentava il luogo ideale per la sua vita, che ogni tanto amava tener
lontana dal brillìo della scena, lui che era vero artista e che il palcoscenico
lo sentiva come sua prima casa. La collina era lo spazio ideale per la sua
creatività, accoglieva alla perfezione la sua musica. Qui Glauco era soprattutto
“persona” e come tale voleva essere trattato dalla gente, al punto che mai si è
esibito pubblicamente in questi luoghi, neanche per celia. L’Amministrazione
Comunale di Treville e tutti gli abitanti lo piangono come proprio figlio e
compagno, l’illustre artista che sapeva essere stravagante, umano, sensibile e
giocoso, tutto insieme, stranamente tutto in una volta. Per volontà sua e di
Manuela, le ceneri di Glauco riposeranno per sempre a Treville.
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